Una diagnosi di infertilità, sterilità o ipofertilità (che sia femminile, maschile, di entrambi o inspiegabile) è fonte di una grandissima sofferenza nella coppia, questa provoca “una crisi di vita” che coinvolge sia il soggetto preso singolarmente che la coppia.

Partiamo con il definire cosa intendiamo per sterilità e infertilità. Per sterilità intendiamo un’incapacità di concepire mentre per infertilità si intende l’incapacità di portare a termine una gravidanza con il parto di un figlio.

Nei paesi anglosassoni esse vengono accomunate nel termine infertility ed è questa la definizione a cui farò riferimento. L’infertilità è l’incapacità di procreare dopo 12 mesi di rapporti sessuali finalizzati non protetti.

Che ruolo hanno i fattori psicologici in una diagnosi di infertilità? Recenti studi concordano nel fissare tra il 5% e il 10% l’incidenza di infertilità su base psicologica.

Mi sembra importante però specificare che all’interno di un approccio olistico le componenti somatiche e quelle psicologiche sono inseparabili e ciò induce sempre più spesso a considerare una multifattorialità di cause nella eziopatogenesi dell’infertilità.

La scuola tedesca di medicina psicosomatica,  che ha analizzato approfonditamente il ruolo dei fattori psicologici nell’infertilità, nelle linee guida ritiene che si possa parlare di eziologia psicologica solo in caso in cui:

  1. Nonostante il desiderio di maternità di un figlio la coppia continua a perpetuare comportamenti che hanno effetto negativo sulla fertilità (diete particolarmente restrittive, attività sportive altamente stressanti, abuso di alcol nicotina e droghe, stress lavorativo estremo);
  2. Non si hanno rapporti nei giorni fertili;
  3. La coppia razionalmente acconsente alla terapia dell’infertilità ma di fatto non la attua.
    Inoltre per chi soffre di disturbi alimentari, quindi quando c’è un forte sottopeso come nei casi di anoressia e nello stress cronico delle atlete si puo’ verificare una infertilità da amenorrea, ossia da assenza di mestruazioni.

La componente psicologica possiamo dire che incide sull’infertilità con meccanismi diversi, un ruolo sicuramente rilevante lo hanno anche le disfunzioni psicosessuali come ad esempio l’impotenza e il vaginismo.

Potremmo dire che l’infertilità  agisce come un agente stressante cronico incontrollabile che può causare effetti negativi su entrambi i partners della coppia, investendo la loro vita affettiva, sociale e di relazione.

Di fronte a una diagnosi di infertilità gli uomini e le donne reagiscono diversamente, mettendo in atto strategie di fronteggiamento cognitive e comportamentali differenti. L’adattamento della coppia alla diagnosi dipende dall’uso flessibile di queste strategie.

Sicuramente fondamentale è l’acquisizione di conoscenze sull’infertilità e sulle tecniche di riproduzione assistita, in quanto il conoscerle da una parte riduce lo stress e dall’altra accresce le strategie di fronteggiamento.

In questi casi il sostegno psicologico è molto importante perché porta a una diminuzione dell’ansia e dei sintomi depressivi, e sembra che la psicoterapia nei percorsi di fecondazione assistita abbia effetti positivi sulla riuscita della stessa.

 

 

CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELL’INFERTILITÀ

La diagnosi di infertilità ha diverse conseguenze psicologiche sulla coppia: vediamole nello specifico.

Tra le conseguenze di questa diagnosi ci sono l’ansia, lo stress, la frustrazione ed anche il disadattamento coniugale . E nonostante siano molte le coppie che ricevono una diagnosi di questo tipo non si evidenzia, ancora oggi, un’altrettanta attenzione agli aspetti psicologici connessi all’infertilità.

Le reazioni alla diagnosi possono essere tra loro molto diverse: dalla sorpresa e shock iniziali, alla negazione, alla rabbia, all’angoscia, ai successivi sensi di colpa, di dolore, e di perdita… ma anche la tristezza, la paura, il senso di vuoto o l’invidia e l’evitamento di situazioni che rimandano a ciò che sembra improvvisamente precluso.

Nelle donne si rilevano alti livelli d’ansia, perdita d’autostima, sintomi depressivi, oltre tutto viviamo in una società dove una persona, in un certo senso, vale se produce e per le donne, manifestare difficoltà procreative, può farle sentire svalutate ed escluse da questo mondo che produce, dal mondo fertile, e questo può condurle all’isolarsi dalle relazioni sociali.

In linea generale come reagiscono invece gli uomini a questa diagnosi? Nel sesso maschile si riscontra una diminuzione dell’autostima, anche perché il maschio è ancora fortemente legato ad una tradizione culturale che ha la tendenza a confondere la fertilità con la virilità e l’incapacità a generare con una manchevolezza sessuale. Tutto questo conduce ad una consistente diminuzione del senso di idoneità virile. Nell’uomo possono esserci shock e incredulità, ma tendenzialmente reagisce in modo più silenzioso. C’è la tendenza a non concedersi di riconoscere e vivere le emozioni connesse alla problematica, spesso simili a quelle femminili. E solitamente la soluzione che tendono a mettere in atto  è il concentrarsi sul lavoro: l’improduttività in un campo, viene compensata dalla superproduttività nell’altro.

Quali sono gli effetti ci sono sulla coppia? La diagnosi può inficiare l’ambito della comunicazione, dell’attività sessuale che la coppia può arrivare a vivere solo in funzione del tentativo di avere il figlio, della progettualità e dare luogo a dei conflitti e all’isolamento sociale.

Qualunque fosse la condizione emotiva e relazionale prima dell’insorgenza di un problema di infertilità questo  genera ex-novo conflitti sia a livello individuale che di coppia.

Se la nascita di un figlio fa sì che la coppia si trasformi in famiglia l’infertilità, di fatto impedendone la realizzazione, potrebbe essere vissuta come un trauma narcisistico, la risoluzione del quale dipende non solo dalle possibilità concrete di superare il problema, ma anche dalla struttura caratteriale dell’individuo e dall’equilibrio che la coppia riesce a trovare o a sanare.  In questi casi si dovrà innanzitutto fare un lavoro di accettazione della problematica, far fronte alle pressioni sociali, riflettere sull’importanza della genitorialità e sulla propria motivazione a diventare effettivamente genitore , decidendo poi se affrontare un percorso  diagnostico-terapeutico.

 

Per supporto psicologico online:

Dott.ssa Jessica Combi
Psicologa e Psicoterapeuta

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